Alcuni anni fa avevo presentato in Piazza Don Gallo il mio libro (il terzo), proprio dedicato a Don Gallo. È logico che la presentazione vertesse, come il libro, sui rapporti tra noi trans sex worker e il prete, ed è altrettanto logico che, raccontando certi episodi, mi sia commossa, come spesso accade quando parlo di Lui.
Sovente capita che riesca a suscitare negli altri, almeno nelle persone più sensibili, lo stesso stato emotivo. Per cui, a fine presentazione, non rimasi affatto sorpresa quando una signora si avvicinò e, con voce emozionata, mi disse: “Volevo ringraziarti e dirti che mi hai fatto piangere.”
Questo non era un fatto insolito. Insolito e sorprendente fu, invece, quello che aggiunse subito dopo: “E pensare che per tanti anni io ti ho odiato” Vedendo la sorpresa sul mio volto, si affrettò a chiarire: “Tu non ricordi perché sono passati tanti anni.” Le rispondo: “Sì, non ricordo di conoscerti, rinfrescami la memoria.”
“Tanti anni fa, diciamo circa 40, in Via del Campo, dal salumiere (quello che occupava lo spazio che ora è il Museo De André)”. Continuavo a non riuscire a collegare, ma la signora proseguì: “Ero una bambina, mi trovavo in salumeria con mia madre, tu stavi in fila davanti a noi, e io chiedevo insistentemente: ‘Mamma, ma è un uomo o una donna?'”
E di colpo mi tornò tutto in mente, come un flashback! Sì, quella bambina chiedeva insistentemente alla madre, e anche a voce piuttosto alta: “È un uomo o una donna?” Ricordo che ero molto imbarazzata, anche perché qualcuno iniziava a sbirciare per capire a chi si riferisse. La madre, muta, impassibile e palesemente a disagio, non rispondeva.
La bambina, però, non si arrendeva: “Ma è un uomo o una donna?” A un certo punto, quasi rassegnata a non ottenere una risposta, la bambina esclamò, sempre ad alta voce: “Ah, ho capito! È un buliccio.” La madre, persa la pazienza, le rifilò un forte ceffone. La bambina ammutolì, senza neppure piangere. Nessuno parlò, ma l’imbarazzo era tangibile, e il mio alle stelle.
“Sai, quello schiaffo io me lo sono ricordata per anni, e ti giuro che ti ho odiato a lungo.” Un bell’abbraccio chiuse questa strana parentesi. Mai avrei potuto riconoscere in quella robusta signora cinquantenne la curiosa bambina di un tempo.