Prefazione
L’ispirazione per questo, che è il mio quarto lavoro, nasce da un dramma vissuto quando avevo meno di sei anni. A quell’età ho affrontato il mio primo grande dolore: la perdita della mia nonna materna, a cui ero profondamente legata. Ricordo che piangevo, e mia zia mi disse: “Non devi piangere, la nonna sta bene adesso. La nonna è diventata una stella lassù nel cielo. Vedi tutte quelle stelle? Sono i nostri nonni, i nonni e le nonne dei nostri nonni, e così via. Loro vogliono vederti felice, e se ti vedono piangere soffriranno.”
Avevo subito smesso di piangere, ma quella notte, nel mio letto con le finestre chiuse, ho pianto ancora; la nonna non poteva vedermi.
Poi sono cresciuta. Non si crede più a Babbo Natale né alla Befana, ma la storia della stella mi è sempre rimasta impressa, perché aveva per me un fascino speciale e una parvenza di credibilità.
Anche adesso, nelle sere estive, sdraiata sul mio lettino sulla terrazza, osservo il cielo pieno di stelle. Ora, le persone care trasformate in stelle sono tante: i nonni, mio padre, mia madre, mio fratello, e tanti cari amici e amiche. Un esercito che mi osserva dall’infinito. A volte qualcuna di quelle stelle accentua la sua luce, come se volesse mandarmi un segnale.
Si dice che tutti abbiamo una stella: c’è chi ha una buona stella che lo protegge, e chi una cattiva stella che lo perseguita. Io credo di aver avuto un piccolo esercito di cattive stelle che mi hanno perseguitata per decenni, ma che, di fronte alla mia resistenza e alla mia resilienza, si siano arrese e abbiano finito per diventare amiche.
A volte ho la sensazione che si stiano avvicinando, perché mi appaiono più grandi e luminose; poi capisco che non sono loro ad avvicinarsi a me, ma sono io che mi sto avvicinando a loro.
Rossella Bianchi