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Chi l’avrebbe mai detto 60 anni fa?

Venerdì 20 settembre, con i rappresentanti del municipio, l’assessore Caratù (una persona meravigliosa e genoano), Marco Pepè dell’associazione Amon (è a lui e il suo interessamento che dobbiamo il tutto), abbiamo finalmente affisso una targa commemorativa dell’operato delle prostitute del quattordicesimo secolo…

Ho già ampiamente parlato dei meriti delle suddette e del debito che Genova non aveva mai riconosciuto nei secoli, che non vado a ripetermi. Il post ha un altro motivo. Si riferisce al punto esatto dove la targa è stata esposta. È nella parte quasi finale di Sottoripa, fra piazza Banchi e l’angolo con via San Lorenzo.

Dal 400 faccio un salto al 1966. Sono a Genova da poco, episodi drammatici che anche questi non sto a ripetere fanno si, che se non voglio lasciare questa citta’ che ormai amo e sento mia, devo arrangiarmi come posso. Non è facile stravolgere principi etici e religiosi per un provinciale campagnolo inesperto, ma devo riuscirci e ci riesco. Sopravvivo insomma.

Vivo, amo, faccio sesso, dormo e mangio. Ecco il mangiare è forse la cosa più complicata, e mi capita spesso di trovarmi a notte inoltrata quasi all’ alba in un piccolo baretto specializzato in panini di tutti i tipi. Era il massimo che potevo concedermi, quando potevo, mica sempre. Il posticino dei panini esiste tutt’ora ed è sempre affollatissimo ed è proprio in fronte al punto dove la famigerata targa è stata sistemata. È questa l’ incredibile coincidenza che ha scatenato in me una tempesta di sentimenti e di amarcord.

Quando venerdì, in qualità di presidente dell’ associazione Princesa sono stata chiamata a parlare avevo un’emozione speciale e avrei tanto voluto raccontare che li davanti a me, seduto su una sedia 60 anni fa, saziavo finalmente la mia fame e con le lacrime agli occhi e nel cuore pensavo a un impensabile futuro, da passare a evitare la fame e le retate della buoncostume che ci arrestavano per la nostra attività mentre il mondo intero non muoveva in dito.

Ecco questo avrei voluto dire venerdì, ma sarebbe stato fuori tema chiaramente, ed ho parlato di loro di sette/ottocento anni fa, e del loro tardivo e dovuto seppur generoso riconoscimento da parte delle autorità. In 60 anni le cose sono cambiate, per il mondo ma anche per me.

Sono andata oltre i miei sogni, ostinatamente oltre. Del resto non ci voleva molto, sognavo di non passare più quella fame che in una terribile notte del 1965 mi avevano fatto mangiare, per placare i morsi della fame, una scatoletta di cibo per gatti. Ecco, si, sono andata veramente oltre e questo basta per sentirmi veramente serena. Del resto, qualcuno ben prima di me aveva suggerito la ricetta della felicità: “Accontentarsi di quel che si ha, anche se fosse maledettamente poco.”

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