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Vaneggiamenti notturni

Io amo molto stare sempre in attività. Le energie le trovo sempre, quello che spesso viene a mancare è il tempo. Le ore trascorrono veloci e c’ è sempre qualcosa che avrei voluto fare, ma non c’è stato il tempo di farlo.

Mi piace fare anche piu cose contemporaneamente. Preparo le pietanze, intanto guardo la TV, rispondo a chi mi commenta su fb, scrivo, leggo e magari mi ricordo del cibo sul fuoco quando mi arriva l’odore di bruciato e devo gettar via tutto, a volte anche la casseruola.
Anche quando dormo il mio sonno non è tranquillo. Sogno molto, spesso son sogni inquieti, non sempre li ricordo, li dimentico, a meno che non mi alzi e scriva. Come stanotte ad esempio.

Mi trovavo da sola, di notte, in una Lucca completamente deserta e semibuia, esattamente la Lucca di sessanta anni fa. C’era tanto silenzio che l’unico rumore era quello dei miei passi, ma poi ho sentito altri passi dietro di me, passi che si avvicinavano sempre piu.

Con un senso d’inquietudine volevo girarmi e vedere chi fosse, i passi erano sempre piu vicini, e quando ho capito che era proprio accanto mi sono voltata per vedere chi fosse, ma non ho fatto in tempo.

Due mani hanno stretto il mio collo, sempre piu forte, volevo gridare, ma la presa era stretta e nessun suono usciva dalla bocca. Non so come mi sono liberata e mi sono svegliata, parzialmente svegliata.

Ero nel buio piu assoluto, non capivo dov’ero, una specie di continuazione del sogno pur essendo sveglia. L’unica cosa certa era che mi trovavo in un letto ma il letto di chi? Dove? Sentivo una presenza, ne sentivo il respiro, ma avevo paura di accertarmi chi fosse.

Allungando una mano ho sentito una cosa morbida ed ho capito che era la mia Denise. “Allora sono in casa mia” ho pensato e la mia mano è corsa al lato del letto ed ho acceso la luce. Fine del sogno e post-sogno.

Pensate che mi sia rimessa a dormire? Nient’affatto, visto che son qui che scrivo. E mi son messa a pensare chi sono io, del perchè di tutta questa frenetica iperattività perenne, fisica o psicologica che sia.

E mi chiedo anche chi sia effettivamente io. Molti mi conoscono come scrittrice (oddio, non esageriamo, al massimo comunicatrice di emozioni e descrittrice di vite particolari e drammatiche), qualcuno mi conosce come prostituta, qualcuno come cuoca (dicono che sono bravina), qualcuno mi conosce come accanita collezionatrice di piante e fiori, altri per viaggiatrice in posti lontani.

Sono tutto questo? Forse tutto questo o niente di tutto questo. Credo che nessuno ha capito la mia vera attività: io sono un’attrice. Sono un’attrice di teatro, un’instancabile attrice di teatro.

Non giro l’Italia con le mie pieces teatrali, io recito in un teatrino nel centro storico, un teatrino mio da decenni. Non amo il grande pubblico di spettatori, mi esibisco sempre per un solo spettatore, raramente due, ma non di più.

È un metodo piu’ sicuro per creare quell’empatia fra attrice e spettatore, un modo sicuro di recitare, una piece convincente e avvincente. Lascio decidere allo spettatore il tipo di piece, ma poi su come recitarla lo decido io.

A volte lo spettatore è muto ed io mi adeguo, a volte lo spettatore partecipa, ama mescolare i ruoli, diventa attore ed io spettatrice, ma solo a tratti, la piece è mia e il monologo che duri pochi minuti o un’ora, lo recito io.

Ma come le vere attrici di teatro finisco con l’immedesimarmi nel personaggio e perdermi fra finzione e realtà: è cosa normale. È questo il bello dell’arte della “recitazione” nel mio teatro, è questo che rende piacevole e mai spossante il mio recitare.

Ecco, adesso che sono io ad aver stancato voi, visto che quasi albeggia, vado a dormire. Spero di non incontrare di nuovo il misterioso strangolatore.

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